Goblin è

II Parte

 

Ormai è trascorsa una decina di secondi da quando le dita dell’Uomo Ragno si sono strette intorno al collo di Devil. Per quanto Matt Murdock sia in grado di liberarsi della stretta di un uomo normale, la forza sovrumana del Ragno rende ora vani i suoi sforzi.

- P…Peter… - farfuglia il diavolo rosso, sospeso a qualche centimetro da terra, sollevato dall’aggressore a qualche centimetro da terra. Peter non lo ascolta, sotto la sua maschera rossa alza un sopracciglio, osservando la scena. Nella sua mente sibila una voce, che da giorni si è insinuata nella sua mente.

Stringi, non troppo, non ucciderlo subito…godi di questo momento.

- Peter…aiutami… -

“Matt! Cosa sto facendo?” Pensa Peter, ma subito interviene l’Altro.

Calmo…stringi…non hai sentito nulla…

Devil percepisce il battito irregolare del Ragno, il sangue che scorre verso il braccio teso, lo stesso braccio che lo sta soffocando. La stretta lo sta privando dell’ossigeno, presto non avrà più la forza di pensare, deve agire ora. Qualsiasi cosa stia accadendo a Peter, si rende conto Murdock, sta avvenendo nella sua mente ed è ciò che deve colpire lui ora, se vuole salvarsi. Ora, ORA.

Il senso di ragno pizzica.

Dannazione!

Devil contorce il suo corpo e assesta un calcio fra il collo e la spalla dell’Uomo Ragno. In una situazione normale non sarebbe neanche riuscito a colpirlo, ma la mente di Peter essendo annebbiata non reagisce pienamente all’allarme dei suoi sensi ragneschi. Il Diavolo Rosso cade a terra, mentre il Ragno emette un gemito e porta le mani alla testa. Ogni sinapsi gli sembra in fiamme, ma la voce sembra sparita, o almeno lontana. Ora capisce ciò che stava facendo, con orrore.

- Non so cosa ti stia accedendo Ragno… - fa Devil riprendendo fiato, steso a terra -…ma tu tornerai subito da Richards. Lui troverà una cura. -

- Matt…stammi lontano…sei…in pericolo… - Peter non riesce a formulare un pensiero sensato.

- Devo curarti, Peter. Stai calmo, dobbiamo… -

Matt non ha modo di finire la frase. Peter lancia due tele verso di lui, incollandolo al pavimento. Il Diavolo Rosso cerca di liberarsi, ma è inutile, quel collante è troppo resistente.

- Matt…non c’era altro modo…stammi lontano finché non avrò…risolto…in un modo o…nell’altro… - detto questo, il tessiragnatele si lancia giù dal Four Freedom Plaza.

- Peteeeeer! – grida Devil, per la disperazione. Dopo pochi secondi cercare di rilevare le variazioni nelle correnti d’aria si rivela inutile: Peter è ormai troppo lontano.

 

Ragnatela dopo ragnatela, la mente dell’arrampicamuri si sgombra dal dolore del colpo di Devil e ricorda: la prigionia, la sua volontà guidata da qualcuno di esterno, gli Scrier e la formula di Goblin. Ricorda anche la battaglia contro Devil, che indossava il costume da UR per sua richiesta, e contro i Fantastici Quattro. Reed riteneva che la sua volontà venisse guidata dalla formula di Goblin, somministratagli a sua insaputa, perciò lo ha guarito dalle somministrazioni del composto, ma a quanto pare, la follia che guida la mente di Peter non dipende da una soluzione chimica. Dopo qualche isolato infatti, Peter sente il suo cranio aprirsi in due, perde la presa della tela e precipita nel vuoto.

Torna indietro, codardo. Finisci quel demonio. Uccidi Devil, ora che è inerme!

Chi sei? Chiede Peter, alla voce, dimenticando di stare cadendo.

Torna indietro, ti ho detto!

Chi sei? Cosa vuoi da me?

D’accordo, sta calmo Peter…ci sarà tempo in seguito…ora rilassati…

Da dietro la foschia che gli appanna la vista, Peter vede il suo braccio alzarsi e tessere una tela, fermando la caduta, ma lui non ha ordinato al suo corpo questa azione, lo ha fatto la voce.

Abbiamo cose importanti da fare e non ho molto tempo per farle…

Chi sei?

Sono la tua mente, Peter. La formula di Goblin non era che un modo per potenziarti, per renderti più affine alla tua vera indole, liberata dagli Scrier. Tu sarai il nuovo Scrier e li guiderai.

NOOO!

Peter impone alla sua mano di lasciare la ragnatela, cadendo su un tetto.

Stupido idiota!

- AAAAARRRRGGHHHH! – grida il ragno umano, disteso a terra, in preda a violenti dolori alla testa.

- Lasciami in pace! VA VIA! – grida alla voce nella sua mente.

Non vuoi soffrire? Allora lascia che sia io a guidarti.

MAI!

Allora muori!

- Ahhhhh! -

Non soffrivo così, quando mi controllavi fra gli Scrier!

La formula di Goblin ti rendeva più facilmente controllabile, amico mio, ti apriva la mente, rendendola libera e mettendola in contatto con la tua vera indole. Ora però dovrai cedere lo stesso…ascoltami: nulla ha importanza, Peter…immagina di sognare…

No…io…non…

Sogna Peter.

 

“Dannazione, Peter!” pensa Devil, cercando di scollarsi da terra. Improvvisamente Matt avverte la presenza di qualcuno alle sue spalle. Una persona, uscita da una porta si sta avvicinando. La sua temperatura si aggira intorno ai 209 C°, perciò Devil non ha dubbi sulla sua identità.

- Ciao Johnny, sono un po’ in difficoltà qui. -

- Già, ho notato. – fa la torcia umana, poggiando le mani bollenti sugli ammassi di tela, sciogliendoli.

- Dobbiamo trovarlo, Johnny. È ancora…folle… -

- Ho visto tutto grazie al sistema di sicurezza. Però l’ho tenuto nascosto agli altri… dobbiamo trovarlo, ma dovremo muoverci da soli, se non vogliamo svelare la sua identità. -

- Reed non ha rilevato nulla di insolito nei suoi valori? – chiede Matt, cercando un punto di partenza.

- Beh, tecnicamente non ha un tracciato base per gli Uomini Ragno…però l’elettroencefalogramma  ha rivelato un’attività insolita, riscontrata solo in casi di telepatia. Ma Spidey, non ha questo tipo di potere… -

 

La prima cosa che Peter percepisce è il profumo, un profumo che conosce bene, ma che non sente da molto tempo. Nell’aria si spande una purezza inebriante che filtra nella mente del giovane Parker, costringendolo ad aprire gli occhi. Di fronte a lui si staglia su un cielo terso una figura di donna con il volto avvenente incorniciato da splendidi capelli biondi, bellissima nelle sue forme.

- Gwen… - pronuncia Peter, prendendole le mani, e cercando di scacciare le tenebre dalla sua mente. Lei, con un sorriso, gli facilita il compito.

- Oh, Peter, quanto sono felice di vederti! – sono le prime parole che escono da quella splendida bocca, mentre Gwen abbraccia il suo amato. Il giovane Parker rimane fermo, immobile, avvolto dalle braccia della donna.

- Oh Dio…Gwen…  - gli sfugge alla fine, dimenticando ogni dubbio e scoppiando in lacrime; subito dopo cade in ginocchio, appoggiando il volto piangente sul grembo della ragazza.

- No…no Peter… - fa lei, carezzandogli il viso, cercando di calmarlo – Non devi…non è stata colpa tua… -

- Si, invece, Gwen. È stata colpa mia, se non avessi fermato la tua caduta in quel modo… -

- Ma non potevi sapere… -

- Non è vero! NON È VERO, Gwen…io…ero il miglior studente di scienze al liceo e anche all’università, dove ci siamo conosciuti! Io dovevo sapere che fermando quella caduta in quel modo le tue ossa non avrebbero retto, e il tuo collo…oh, Dio, se avessi pensato… -

- Ma come potevi, in quel momento? -

- Sono solo scuse! – grida Peter – Solo in quel momento avrei dovuto usare il cervello, solo in quel momento, in tutta la mia vita…e non l’ho fatto! Ti ho uccisa io, Gwen! -

- No, Peter…non è così. – fa Gwen calma – Non mi hai uccisa tu. Ciò che è successo, il caso, la venuta dei tuoi poteri…queste sono state le cause… -

I due ragazzi rimangono abbracciati, giurando di non lasciarsi mai più. Fanno l’amore, come non lo hanno mai fatto prima. La pelle di lei è così liscia, che mentre l’accarezza, Peter si rende conto che questo è ciò che ha sempre desiderato in tanti anni. Non ricorda, o non vuole ricordare, gli ultimi eventi che ha vissuto, vuole solo rimanere con Gwen, senza rendersi conto che fa il gioco di qualcun altro. Il suo corpo reale è definitivamente controllato dalla voce che lo tormentava, mentre la mente è intrappolata in una prigione senza sbarre.

 

Mary Jane Watson-Parker è sola in casa con la bambina. May non crede più alle sue mezze risposte su dove sia il padre, ma non smette di fare domande; ora dorme, poverina, sfinita dall’ansia di rivedere quel volto sereno e rassicurante che tanto le manca. Improvvisamente a MJ sembra di riconoscere un suono. Cioè, non è proprio un suono, è un rumore impercettibile, seguito da un lieve spostamento d’aria. È ciò che avviene sempre, quando il marito rientra dalla finestra. Subito, MJ corre in soggiorno, speranzosa, ma ciò che si trova davanti spiazza la sua mente eccitata: vede un uomo d’oro che emana luce, e uno distante, non distinguibile nel chiarore. Dopo pochi secondi, Mary Jane si rende conto che quelli che ha di fronte sono Johnny Storm, la Torcia umana, l’uomo d’oro, e Devil. Probabilmente è stato quest’ultimo, atterrando in casa, a provocare quel rumore che lei conosce così bene.

- Scusa l’intrusione Mary Jane… - inizia Johnny.

- Peter… - mormora la donna, cercando di iniziare il discorso che le interessa.

- Non sappiamo dove sia, ma… - Johnny non sa cosa dire, così interviene Devil.

- Se lo vedi, sta attenta. Non ha il pieno controllo di sé, noi stiamo cercando di scoprire cosa gli è successo. Tu…devi stare attenta però, forse sarebbe meglio che tu lasciassi la città. – Matt conosce la risposta prima che questa venga pronunciata: dopo ogni sua parola il battito cardiaco di MJ è diventato più forte, come pure la pressione sanguigna e il respiro. Quella che ha davanti è una donna infuriata.

- Dovrei fuggire? Fuggire da mio marito? Peter…una volta stava per uccidermi, era programmato dallo Sciacallo per farlo…ma abbiamo affrontato insieme il problema e insieme lo abbiamo risolto. Ed è ciò che faremo anche adesso. -

Detto questo, tace, con aria sicura, guardando in faccia i due eroi. Devil, si rende conto che non ci sarà modo di fermarla e spera che non si cacci nei guai. Johnny, invece, ammira MJ in tutto il suo splendore, e la immagina mentre…uh…ha cose più importanti da fare, si rende poi conto.

- Ora ditemi cosa è successo a Peter. -

 

- OSBORN! – grida l’Uomo Ragno, lanciando la scrivania contro una parete, mancando l’industriale Norman Osborn di pochi centimetri. Il Ragno, o meglio il suo corpo, fatta irruzione nell’ufficio del massimo dirigente della Oscorp, ha attaccato furiosamente l’uomo d’affari, demolendo l’ufficio e continuando a farfugliare minacce come un folle.

- Che diamine vuoi da me, insetto? – grida infine Osborn, rendendosi conto che Peter non ucciderebbe mai nessuno e che anche in quel caso lui non avrebbe nulla da perdere.

- Sai che sono separato da Goblin! Che vuoi da me? –

L’Uomo Ragno non risponde, non in modo sensato.

- Separato? – fa il Ragno in tono sarcastico – Oh, Norman, non conosci neanche metà della storia…vedi non potrai mai separarti da Goblin, non se io non voglio! -

- Che farnetic… - Norman non può finire, Peter lo solleva e avvicina il volto a quello dell’industriale.

- Che brutto colorito, Normie! Come te la passi in salute? -

- Tu…come puoi sapere…a meno che tu… - si rende conto Norman - TU! -

Una bomba zucca cade a terra e in un attimo l’ufficio di Norman diviene un inferno di fuoco e fumo.

 

Stringendo dolcemente il braccio intorno alla vita di Gwen, Peter si rende conto di non essere mai stato più felice in tutta la sua vita. I due ragazzi ora, camminano su un prato bagnato, a piedi nudi. Avanzano lentamente, procedendo verso una casetta di legno, che si staglia contro l’orizzonte azzurro.

- Dove stiamo andando, Gwen? – chiede Peter, con un sorriso.

- Nell’unico posto dove sei sempre voluto essere. -

La casetta appariva lontana, prima di quelle parole, ma subito dopo averle pronunciate Gwen può già aprire la porta della casa, come se la distanza fosse sparita. All’interno, la minutezza esterna della casa viene confermata, come pure l’accoglienza: un divano campeggia al centro del salotto, seguito da un televisore anni ’50 e circondato da tre o quattro mobili modesti; in fondo al salotto, davanti ad una grande finestra c’è un grande tavolo imbandito; un odore di castagne arrosto aleggia, impregnando il legno delle pareti.

- Peter, Gwen…siete a casa? – chiede una voce che Peter conosce bene. Dopo pochi attimi ecco comparire da una porta May Parker, con il suo volto sereno, ora scherzosamente imbronciato per il ritardo dei due giovani, incorniciato dai capelli bianchi finissimi.

- Zia May! – pronuncia Peter, andandole incontro con aria incredula – Tu…sei…reale? È reale tutto questo? -

- Santo cielo Peter! Ma che hai? Ben! Vieni qui! -

- Cosa succede May? – chiede l’uomo con il volto rotondo appena entrato.

- Zio Ben! – grida Peter, abbracciandolo e scoppiando in lacrime.

– Oh mio Dio! Peter, che ti succede? – chiede Ben Parker.

- È felice di trovarci tutti qui, Ben. – spiega Gwen.

- SI! SI! Santo cielo, certo che è così! – sospira Peter.

- E non hai ancora visto tutto. – declama con aria furbetta Gwen.

 

Mary Jane sfreccia in macchina, sorpassando velocemente molti veicoli. Si muove d’istinto, violando la maggioranza delle norme stradali, tanto nessun poliziotto riuscirebbe a fermarla (e neanche a vederla, vista la velocità). Lasciatasi alle spalle il ponte di Brooklyn, la Rossa procede spedita verso il suo obiettivo. Quando Devil ha finito di spiegarle ciò che è successo a Peter, lei ha capito che avrebbe avuto la possibilità di salvare suo marito, se Felicia avesse scoperto il covo degli Scrier, perciò deve comunicarle le sue informazioni. Ormai mancano pochi isolati all’agenzia investigativa “Occhi di Gatto”, ma improvvisamente avviene: l’imprevisto un essere vagamente antropomorfo fa capolino dalla strada; in un primo attimo la mente di MJ lo registra come un trampoliere, uno di quei clown sui trampoli che girano per le strade, un attimo dopo lo riconosce come il dottor Octopus. Ha appena saccheggiato un centro ricerche e ora, ergendosi su due delle sue braccia metalliche, si è piantato in mezzo alla strada per affrontare la polizia.

- Sarà un piacere osservarvi, - fa il dottore – ora che non avete ragni a difendervi.

Mary Jane guarda il telefono cellulare, ma poi comprende che non può spiegare degli Scrier a Felicia in quel modo, rischiando che il telefono sia controllato.

“Nessuno può fermarmi ora, a pochi metri dalla meta.” Si dice MJ, guardando la figura del dottore a otto arti che le da le spalle. Nella forza che la donna usa nel premere l’acceleratore ci sono anni e anni di imprese dell’Uomo Ragno passati come spettatrice in prima fila, anni passati a guarire le ferite del marito, a fasciare e a nascondere le ecchimosi. Quando il cofano dell’auto incontra le due braccia metalliche piantate a terra, la carrozzeria si piega sotto lo sforzo, solo per un attimo però: l’auto va avanti, le braccia si piegano all’indietro e così anche il corpo del dottore cade, sbattendo la nuca e svenendo.

“Oddio.” Pensa MJ, sfrecciando via “E Peter la fa sempre così difficile!”

 

 Freddy nel passato è stato informatore per la polizia, per l’FBI, per un mucchio di giornalisti e a volte anche per alcuni avvocati…come quella volta per quel tizio cieco…come si chiamava…Murdock o qualcosa del genere…comunque è sempre girato a largo dai vigilantes, si può dire per principio. Ora questo principio ha un senso pienamente espresso nel volo che Devil gli fa compiere, lanciandolo da una parte all’altra del bar. Tutti gli “amici” di Freddy si sono nascosti dietro tavoli o qualcosa di meglio.

- Nooooo! – grida il povero “soffione”, disteso a terra, vedendo che Devil avanza verso di lui. Se l’informatore ne avesse la forza fuggirebbe, ma l’ultima batosta lo ha stordito non poco.

- Ti giuro che non so niente di questi Scier! -

- Non far finta di sbagliare i nomi…sei patetico. Si chiamano Scrier, dimmi dov’è il loro tempio. – gli fa Matt da dietro la maschera.

- Ehi, - propone Freddy, cercando un compromesso - se vuoi conoscere il nome di tutti gli spacciatori di New York…diciamo che in un due mesi posso farti avere una lista abbastanza completa…ma non chiedermi di loro…se lo scoprono… -

“Diamine! Cosa possono mai essere questi Scrier?” pensa Matt, trovandosi di fronte all’informatore. Comunque per farlo parlare, Devil gioca il suo asso nella manica.

- Freddy, Freddy…mi stai facendo arrabbiare… - Subito il Diavolo stende le braccia in alto e dal pavimento fuoriescono fiamme  che lo circondano, danzando pericolosamente vicino all’informatore che è sul punto di svenire.

- Ti sei mai chiesto perché mi chiamano il Diavolo Rosso? – fa Devil, ma la risposta la conosce solo la Torcia Umana “Perché sei diabolico!”; Johnny è entrato dal tetto e al segnale stabilito ha scatenato quell’inferno senza farsi vedere, restando nascosto al piano di sopra e facendo passare attraverso il pavimento le sue mani.

Freddy, chissà, forse per simpatia verso Devil, forse perché ha urgente bisogno della toilette decide di infrangere la promessa fatta agli Scrier.

 

Norman Osborn sfreccia alla guida del suo bolide Aston Martin per le strade di Manhattan, cercando di sfuggire al suo inseguitore in calzamaglia rosso-blu. Osborn può quasi sentire i “Thwip!” e preso dal terrore accarezza la borsa che usava come Goblin, prima della scissione da quel maniaco. “Il fatto che non sia più Goblin,” ha pensato Norman, il giorno in cui ha riposto il piccolo bagaglio di armi vicino la sua scrivania “non significa che non posso utilizzare le mie invenzioni per difesa.” È stata la borsa a salvarlo pochi attimi prima, quando l’Uomo Ragno lo ha sollevato di peso, di fatti Norman l’ha afferrata e ne ha estratto la bomba zucca della salvezza. Ora però sa che non ha molta scelta, per quanto l’Aston Martin sia veloce, il Ragno lo raggiungerà certo.

“Se si trattasse del solito Uomo Ragno,” pensa Norman “potrei cercare di ragionare, ma con Lui…”

Un tonfo rimbomba negli interni iper-accessoriati dell’auto. La carrozzeria dell’Aston Martin viene dilaniata da due forti mani, guantate di rosso. Il Ragno, o meglio ciò che resta di lui, si para di fronte al terrorizzato Osborn gridando:

- Oh, Norman! Come pensavi di sfuggire a me, a GOBLIN?!? -

 

- Peter, tesoro! -

- Mamma! Papà! -

Sono queste le parole che vengono gridate nella piccola casetta di legno. Poi lunghi silenzi, pianti. Peter rimane ore a parlare con i suoi genitori redivivi, seduto su un letto come quando a quindici anni si chiedeva il perché della morte dei suoi genitori; non si rende conto che Gwen, May e Ben si sono allontanati. La sua mente sembra tornata a prima del morso del ragno radioattivo, forse prima ancora che Peter fosse in grado di capire. La gioia in lui è accecante.

- Perché…perché siete tutti qui? – chiede infine Peter.

- Perché, - spiega sua madre Mary – è ciò che vuoi. Qui è tutto perfetto, tu sei perfetto. -

- Che vuoi dire? -

- Quel che tua madre sta dicendo è che anche tu sei come vuoi. – spiega suo padre Richard.

Improvvisamente Peter capisce. Lentamente si alza dal letto e si avvicina alla parete di legno. Con una calma carica di meraviglia, il giovane Parker solleva una mano e la appoggia contro il muro, poi la allontana e ripete il gesto con entrambe le mani.

- Non aderisco…non posso arrampicarmi…io…io…sono libero! – grida Peter, provando una gioia forse maggiore di quelle già provate e non paura o nostalgia dei poteri ragneschi, totalmente assenti. I genitori lo abbracciano, e si uniscono alla sua felicità per la perdita dei suoi poteri, poi lo guidano dolcemente verso una porta che si spalanca. Dietro di essa Gwen attende in abito da sposa che suo padre, George Stacy, la conduca all’altare.

 

- No, Felicia! Voglio venire con te! – grida MJ, cercando di non pensare all’ovvia risposta.

- Oh, andiamo, Rossa… - fa Felicia; ha indossato il suo costume da gatta, e avrebbe già lasciato la sua agenzia se MJ non l’avesse trattenuta – non comportarti come se non sapessi quale rischio correresti. E inoltre rischieresti di rivelare l’identità di Peter! -

- Non credo che la sua identità sia ancora segreta agli Scrier, Felicia…perciò voglio venire con te. Sei ancora debole dopo quello che ti è successo ieri. –

La Gatta sorride, indossando un guanto. La battaglia con il nuovo Goblin, che si è poi rivelato essere Peter, aveva davvero messo in pericolo la sua vita; a stento è riuscita a tornare da MJ, che ha estratto la scheggia di una bomba zucca dalla schiena di Felicia. Ora però la Gatta è determinata a trovare gli Scrier, un po’ per Peter, un po’ per vincere quel senso di inutilità che la pervade da quando Mary Jane le ha chiesto aiuto per ritrovare suo marito.

- Non devi preoccuparti per me, bella. – ribatte infine Felicia, prendendo qualcosa da un cassetto

- Sai che sono brava con le fasciature, non sarei stata una buona ladra altrimenti…ora, questa è una radio in grado di captare le comunicazioni della polizia sulla terza frequenza, quella adibita alle segnalazioni degli spostamenti dei vigilantes mascherati; me l’ha regalata un amico che mi doveva un favore… -

Osservando le forme dell’ex ladra, MJ cerca di immaginare il genere di favore dovuto da Felicia, ma poi si riscuote con un moto di rabbia mista a gelosia, dovuto al ricordo del tempo in cui Peter e la Gatta…ma Felicia, l’amica Felicia, ora continua a parlare: - Sentiamo se il ragnetto è stato avvistato, altrimenti andrò a cercare gli Scrier…oddio… - la Gatta, rapida, alza il volume dell’audio; una voce leggermente interrotta da fruscii declama agitata: - …sull’East Village, l’Uomo Ragno sta attaccando un’Aston Martin…chrrrshhh…lla guida…sembra…Norman Osborn… -

- Aspettami qui! – intima Felicia a MJ, precipitandosi fuori. Peccato che la rossa non abbia sentito.

 

- Bel lavoro, Fiammifero. – fa Devil, complimentandosi con la Torcia, sul tetto del bar appena lasciato.

- È stato semplice. Ha parlato? – risponde Johnny.

- Si… -  Matt deve fermarsi, perché una scarica di energia esplode in mezzo a loro.

- Chi diavolo… -

Due uomini in tunica, con il volto coperto da una maschera bianca deforme, planano lentamente, ognuno su un aliante simile a quello di Goblin. Freddy non è stato zitto, o forse quei tizi erano nel bar. Johnny è il primo a parlare, rivolgendosi a Matt. 

- Uh…io voglio il più brutto. -

- Qual è il più brutto? – chiede Matt, sarcastico, rendendosi conto del perché Peter scherzi sempre durante i combattimenti. Il ricordo gli da la forza di attaccare per primo, per cui lancia il suo manganello contro uno Scrier, ma quello lo afferra al volo.

- Arrendetevi. Come vedete siamo troppo forti. – dice lo Scrier.

- Solo per aver preso un bastone al volo? Certo che hai una gran bella autostima… - fa Devil, gettandosi giù dal palazzo, tenendo l’altro capo del manganello e sbilanciando così l’avversario. Johnny capisce che è il momento di attaccare, e dopo aver gridato “Fiamma!” lancia una lingua di fuoco contro l’altro Scrier che scansa il colpo. Devil intanto sta continuando a tirare verso il basso il suo avversario, nel tentativo di fargli perdere l’equilibrio, ma questa strategia dura poco, perché lo Scrier lascia la presa e fa precipitare Matt nel vuoto. Nei pochi istanti della caduta, Devil avverte un aumento di calore nell’aria, ma non è la Torcia, che intanto si è lanciata in un corpo a corpo in aria con il suo nemico, è qualcosa di molto vicino. Il Diavolo Rosso allora si avvita in aria, volteggiando con precisione evitando la scarica di energia che lo Scrier gli aveva lanciato contro, e poi puntando un balcone per aggrapparsi. Una volta atterrato sul cornicione, Matt lancia di nuovo il suo manganello, stavolta colpendo in volto il nemico, che resta stordito, dando modo a Devil di attaccare.

 

L’Aston Martin sfreccia sulla strada mentre l’Uomo Ragno cerca di afferrare Osborn, facendo a pezzi l’auto aderendo al cofano.

“Dall’alto, è uno spettacolo difficile da dimenticare…” pensa Felicia, cercando di reprimere il bruciore della ferita: le auto sulla strada sono tutte ferme, meno che l’Aston Martin squarciata. La polizia ha bloccato le strade limitrofe e limitato il traffico in quelle più distanti, paralizzando quella parte di New York. A lato della strada, Felicia nota alcuni agenti del codice blu che intimano ad alcuni guidatori di lasciare le macchine, altri che sistemano transenne e cartelli.  La Gatta scende rapida e arriva nelle vicinanze di Peter, gridandogli

- Ehi, Ragno! Ragno! – avvicinandosi a pochi centimetri da lui.

- Zitta cagna! – grida l’Uomo Ragno, colpendola con un pugno, quasi distrattamente. Felicia cade a terra, in mezzo alla strada. “Fortuna che il traffico è fermo…” pensa, poco prima di essere quasi investita da Mary Jane che insegue l’Aston Martin (che per fortuna non sta realmente correndo).

Nella mente della rossa top model la figura nera a terra ha fatto solo una fugace comparsa che non l’ha distolta dall’auto che suo marito sta distruggendo. Con una manovra decisamente pericolosa, MJ si accosta a destra dell’Aston Martin e cerca di spingerla verso sinistra. Peter, o meglio Goblin, non si volta a guardarla, intento a cercare di colpire Osborn o ad afferrare qualche pezzo dell’auto.

Il vecchio Norman si difende come può, tenendo la testa sotto il volante e armeggiando con una borsa. Nelle orecchie della rossa esplode un rumore, un Briiiiiip che rompe il silenzio. Il nome sul display la convince a rispondere al suo cellulare: “Felicia”.

- Dimmi, Felicia… -

- Che diavolo ti prende? Stavi per investirmi! – grida la Gatta.

- Sorry, dolcezza. Sto cercando di riprendermi mio marito. -

- Sei sicura che sia Peter? Mi ha colpita e… -

- È fuori di sé, ma a questo penseremo dopo. -

- Che stai facendo? Perché tamponi Osborn? -

- Voglio spingerli in direzione di Brooklyn. Non possiamo affrontare Peter da sole, dobbiamo avere qualcuno dalla nostra parte. Qualcuno con dei superpoteri. -

- E a Brooklyn… -

- Fidati, ce n’è uno là vicino, Peter dice che ci mettono sempre tanto a portarlo via… -

- Cosa? – fa Felicia, ma MJ attacca per sterzare con entrambe le mani, spingendo la Aston Martin su un’altra carreggiata.    

 

Johnny Storm ha deciso di porre fine a quella battaglia e perciò dà fuoco all’aliante dello Scrier che sta combattendo, facendolo precipitare su un tetto. Subito anche la Torcia lo segue, gettandosi in picchiata. Il membro degli FQ non è mai stato un tipo da pugni, ma stavolta rende incandescente il suo pugno e tira un gancio al mento dell’avversario, gridando

- Come direbbe un mio amico, è tempo di distruzione! - 

La maschera da Scrier si lacera parzialmente, rivelando un volto ignoto alla Torcia, ma che esprime un vivo terrore misto a odio.

- E ora, mister, - fa Johnny facendo prendere fuoco ai suoi pugni chiusi – ora mi dirai cosa avete fatto all’Uomo Ragno e anche dove vi nascondete. – quest’ultima richiesta nasce dal dubbio sulle parole di Freddy. Lo Scrier si muove rapido, estraendo dalla manica un oggetto della grandezza di una penna, e, puntandolo alla propria gola si inietta un composto chimico. Johnny cerca di strappargli di mano il congegno, ma l’avversario ha già finito, e negli ultimi spasmi lancia un getto di energia contro la Torcia.

- Johnny! – grida Matt, arrivando in suo soccorso e lasciando l’altro Scrier.

- Ah…mi… - comincia a dire la Torcia umana, tirandosi in piedi – mi ha preso di striscio. -

Devil rimane immobile, i suoi sensi gli danno informazioni sulla pressione sanguigna e lo stato del cuore del suo amico.

- Bene. – inizia a dire Matt – Continuerò io le ricerche, tu torna dagli altri Fantastici e fatti curare…-

- Tu vaneggi. – risponde la figura ora ricoperta di fuoco.

- Sei debole, Johnny. -

- Ehi, scelgo io cosa fare. Piuttosto, l’altro Scrier è sparito e quello che combattevo io… -

- È morto. – determina Matt con i suoi poteri – L’altro potrà essere sparito per te, Fiammifero. Quell’aliante vibra molto forte, e genera parecchio calore. Lo percepisco ancora. Ma sei sicuro di stare bene? -

- Si, certo. – mente Johnny.

 

A Goblin comincia a piacere questa storia dei poteri da ragno. Aderire al cofano di una Aston Martin in corsa da un certo senso di ebbrezza, inoltre i sensi sviluppati dell’Uomo Ragno, ora che la mente di Peter è sopita, funzionano in lui alla perfezione. Nonostante questo, preso dall’ira, il folle non presta attenzione alla macchina che cerca di spingere quella di Osborn in direzione Brooklyn, né alla donna in costume che salta di tetto in tetto. Goblin, infatti, è concentrato nel tentativo di afferrare la borsa di armi di Osborn e si risveglia solo quando la macchina va a sbattere contro un furgone blindato, saltando via poco prima dell’impatto. MJ, pochi metri dietro, vede l’uomo in tuta rosso-blu sparire, prima di fermarsi. Non ha notato lo spettacolo dietro di lei, che tra l’altro era anche ciò che lei cercava di raggiungere: la polizia, utilizzando una speciale imbracatura che intrappola le quattro braccia meccaniche e una speciale gru di ridotte dimensioni, stava per portare via Doc Ock.

- Che…cosa… - fa Octopus riprendendo i sensi e rompendo l’imbracatura. Il colpo della Aston Martin ha risvegliato il buon (?!?) dottore. Nei panni dell’UR, Goblin osserva la scena, aderendo ad un muro vicino.

- TU! – grida Octavius, vedendolo – Maledetto insetto! – sono le ultime parole di Otto, prima di liberarsi completamente.

“Qualcuno con dei superpoteri.” Pensa MJ in macchina, mentre Felicia gli fa un segno di approvazione da un tetto.

- Ti ucciderò! – grida Octopus, attaccando Goblin con due tentacoli, che il criminale, grazie ai suoi nuovi riflessi, evita facilmente. Otto allora curva con un tentacolo e lo colpisce alla schiena mentre è in volo. Nel corpo del Ragno, Goblin compie un doppio salto mortale e atterra su un altro tetto.

- Piantala Octavius! Non sono chi credi! – grida, ma inutilmente.

- Presto non sarai nessuno! – risponde Otto, attaccandolo ancora. Con due volteggi, Goblin è a terra, accanto alla macchina di Osborn, che sembra sparito pur avendo lasciato la borsa di armi. In un lampo l’uomo in calzamaglia se ne impadronisce, saltando poi per evitare i colpi dei tentacoli.

La polizia prende a sparare, in realtà, senza sapere realmente a chi mirare, mentre Osborn, ferito superficialmente per l’incidente, cerca di fuggire; la Gatta gli è subito addosso.

- Mr. Osborn! Che sorpresa! – gli fa, avvolgendolo in uno dei suoi cavi da trazione.

- Sei impazzita? Se ti vedono rapirmi ti… - ma Osborn non può dire di più, trascinato in un vicolo in ombra.

- Maledetto! – continua a gridare Octavius, mentre attacca. Compiendo un ultimo salto, Goblin aderisce a una parete e dice

- Idiota! Non vedi che sono diverso? Beh, dovrò dimostrartelo! -

- Come osi!?! – urla Otto, lanciando contro di lui un tentacolo. Il senso di Ragno pizzica nella mente di Goblin, ma lui non si muove, aspetta. Appena l’oggetto gli va addosso, lui lo blocca unendo le  mani; Otto preme contro gli arti del Ragno con tutta la forza per schiacciarlo contro il muro, ma Goblin lascia all’improvviso la mobile appendice metallica, piegando la testa per evitare il colpo che incastra il braccio di Octavius nel muro. Subito, Goblin incolla il braccio meccanico al muro con la tela del Ragno e agendo in un lampo, lancia due bombe zucca contro il tentacolo intrappolato, poi salta, superando Doc Ock, mentre le bombe esplodono, danneggiando il braccio meccanico. Otto grida, ma è solo l’inizio. Privo di remore, Goblin afferra due tentacoli e getta Octavius contro un palazzo; in un attimo gli è addosso e lo colpisce con tanta violenza da ferirlo in volto con i soli pugni e rompendogli qualche costola.

- Il Ragno sarebbe così violento? Eh? Rispondi, idiota! Stai per morire! – grida in preda all’ira Goblin, non ascoltando il senso di ragno che gli da questo quadro della situazione: i poliziotti hanno smesso di sparare, la Gatta Nera è lontana, MJ è scesa dall’auto e un tentacolo di Octopus sta per scaraventarlo via. L’ultima evenienza è la prima a verificarsi e Goblin si ritrova a trapassare il muro di un palazzo, cosciente e furioso.

Mary Jane, vista la foga di Peter, o meglio di Goblin, voleva fermarlo e farlo rinvenire, ma si è paralizzata ora, davanti a quella mossa di Octavius. Otto nota la macchina di MJ, che ha due segni sul cofano, provocati dai suoi tentacoli circa un’ora prima, quando lei lo ha sconfitto.

- Tu… - mormora Octopus -…mi hai… - in un attimo il tentacolo danneggiato dalle bombe zucca si stringe intorno allo splendido corpo della rossa, sollevandolo in alto.

- Ahhh! – grida MJ.

Goblin intanto è uscito dal palazzo in cui era stato scaraventato e osserva la scena senza muoversi, qualcosa lo paralizza. La Gatta Nera non lo nota, ha in mente solo la salvezza di Mary Jane mentre si lancia contro Octopus, ma il dottore la vede in tempo per colpirla con un tentacolo e scaraventarla su un terrazzo; la ferita alla schiena di Felicia si riapre completamente per l’urto e gli impedisce di agire. Gli occhi di MJ, terrorizzata, incontrano quelli di vetro della maschera del Ragno.

- Peter… - grida, e il suo grido diviene qualcosa di confuso e indistinguibile, nella tensione per gli spettatori, ma non per una mente sopita. Poi accade.

 

-…Siete qui riuniti per assistere all’unione in matrimonio di questi due giovani… -

“È la cosa giusta. È ciò che voglio.” Pensa Peter, osservando il volto rubicondo del prete che sta celebrando il suo matrimonio. Gwen è bellissima, il bianco del velo sparisce in confronto al candore della sua pelle. Il suo sorriso si dischiude sotto lo sguardo di Peter.

-…nella gioia e nel dolore… -

George Stacy osserva la scena con gli occhi in lacrime. Il giovane Parker non può non ricordare l’ultima espressione che vide sul viso di quell’uomo, non c’era paura, forse un po’ di dolore e molta rassegnazione.

-…e il vincolo sacro che non si scinderà… -

Qualcosa distrae Peter dal discorso, un lieve fastidio dietro la nuca.

- Peter… - questo grido infrange le pareti della chiesa. È Mary Jane, è in pericolo. La chiesa perde parte della sua luce, Peter si volta di nuovo verso il viso di Gwen prima di piombare nelle tenebre. Il sorriso è l’unica cosa che fa luce nel buio, finché non diviene un ghigno maligno, il ghigno di Goblin.

- NOOOOO! – grida Peter. È il grido più disperato che un essere umano abbia lanciato. Il senso di ragno esplode, il vigore nei muscoli torna rapido.

- Si, Peter. Sta accadendo, ma tu puoi fermarlo. – spiega Goblin – Guarda. -

Agli occhi di Peter si mostrano contemporaneamente due scene: in una Mary Jane grida disperata, stretta nel tentacolo di Octopus; nell’altra, la chiesa in cui poco prima si trovava Peter sta crollando, mentre Gwen precipita in una crepa che si apre nel pavimento, dietro di lei scorre l’acqua nera, come allora. Come allora.

- Scegli Parker. Scegli dove vuoi stare. – intima Goblin.

- Noooo…nnnnhhhhaaarrrgghh! – grida Peter lanciandosi verso Gwen, prima che cada. Il senso di ragno preme nella mente, è un dolore insopportabile, un peso di cui liberarsi. Un attimo prima che Peter arrivi da Gwen, il grido di Mary Jane riecheggia.

- Peter… -

“Mio Dio! Cosa sto facendo?”

 

- Stupida cagna…come hai pensato di potermi battere? – grida Octopus agitando MJ con il suo tentacolo. Improvvisamente Doc Ock si rende conto che la sua guancia è esplosa. Tale è il dolore che gli provoca il calcio volante sferrato dal rinato Uomo Ragno.

- Che succede Doc? Uh, se avessi una carota… - scherza Peter, per convincersi di essere sveglio.

- Ancora tu! – grida il criminale. Il senso di ragno pizzica, Octavius ha lasciato andare MJ per il dolore. Con due volteggi, lo stupefacente Parker prende al volo sua moglie.

- Ti amo. – mormora, atterrando e posandola a terra.

- Anch’io. – risponde la rossa.

Un attimo dopo la lotta riprende: Peter si lancia contro Otto, mentre due tentacoli sfrecciano verso di lui. Non potendo evitarli, il Ragno con un calcio colpisce uno di essi, producendo un “Deng” metallico e acquisendo la forza per saltare subito via.

- Cosa hai, Ragno? Hai perso la tua nuova grinta? – grida Octopus.

- Già, Otto. Sarà il tuo alito ad avermi sedato? – ribatte l’Uomo Ragno sferrando un calcio, caricato molto dalla rabbia per le parole di Octopus: Peter ricorda benissimo cosa ha fatto Goblin nei suoi panni e prova ribrezzo per quelle azioni, soprattutto perché Goblin sta facendo di tutto per riemergere dalla mente, confondendo l’aracnide umano. Ad ogni modo, Peter riesce a sferrare un pugno che si rivela decisivo; Octavius, già sfinito per il combattimento con Goblin, rimane stordito e inerme. Peter lo afferra per i vestiti, mentre alcuni poliziotti si fanno avanti, puntando le pistole.

- Mi servi, Otto. – mormora Peter – Mi servi, sveglio…uh, Ok, questo sarà difficile… - termina di dire Peter, flettendo i muscoli delle gambe e delle braccia e scaraventando Octopus sul tetto del palazzo più basso e vicino.

- Tornerò presto! – grida Peter, senza guardare MJ e saltando sullo stesso palazzo dove giace svenuto Octavius. In un attimo, lo stupefacente Uomo Ragno salta verso un altro palazzo, poi spara una tela verso qualcosa rimasto sull’altro palazzo e tirando fa volteggiare verso di lui il nemico a otto arti.

Mary Jane, impressionata per quello spettacolo, si accorge troppo tardi dell’arrivo di alcuni poliziotti, pronti a tempestarla di domande.

“Oh-oh…identità segreta in pericolo…” pensa MJ, poco prima di venire afferrata da due braccia scure: la Gatta Nera la solleva rapida, volteggiando verso un palazzo.

- Oddio, Felicia…mi hai salvata… - fa Mary Jane.

- Mi ringrazierai con una nuova fasciatura, non sai chi ho incontrato… - risponde Felicia, atterrando su un tetto; a pochi metri di distanza giace Norman Osborn, stordito e legato come un salame.

 

Fine II parte

 

Nel prossimo numero: "Mi servi Otto???" se sono state queste le vostre parole, non perdete il prossimo numero dello Spettacolare Uomo Ragno. Se non sono state quelle, beh scoprirete perchè avrebbero dovuto! La fine, su Spettacolare Uomo Ragno #3

 

Un recapito per i buoni pensieri: diggi89@tiscali.it

Ehi, non vi affollate, eh! 

 

di Vale AlbaDiggi